Uno studio su Osint - Open Source Intelligence - e intelligence predittiva realizzato con il prof. Luca Faramondi, Università Campus Bio-Medico di Roma, per Safety&Security.
Negli ultimi 15 anni, il tema della sicurezza urbana ha assunto un ruolo sempre più importante comparendo esplicitamente nei programmi politici di governo delle città, ritagliandosi spazio tra le notizie di cronaca locale, fino a divenire oggetto di studio all’interno di corsi universitari.
Nonostante si tratti di un termine coniato in tempi relativamente recenti, l’impegno, a volte inconscio, del cittadino nel preservare e promuovere la sicurezza urbana è probabilmente un intento ben radicato in ciascuno di noi. Nell’arco della nostra vita non perdiamo mai interesse per gli eventi che ci circondano. In giovane età siamo incredibilmente suscettibili al fascino del “giovane detective”; poi, con il passare degli anni, meglio di qualsiasi telecamera o microfono, come anziani alla finestra captiamo qualsiasi genere di informazione e sorvegliano i movimenti del classico “ultimo arrivato” in paese. La realtà è che la sicurezza dell’ambiente che ci circonda, il quartiere, quello in cui passiamo la maggior parte della nostra giornata, non può che starci a cuore.
Una svolta concreta verso il riconoscimento di una nuova prospettiva locale del tema della sicurezza arriva nella prima metà del 2017 con la “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 93 del 21 aprile 2017. L’obiettivo principale del provvedimento consiste nell’incrementare il coinvolgimento degli enti territoriali nel contrastare il degrado urbano attraverso un approccio integrato con le forze di polizia. Con l’intento di incentivare una politica di promozione della sicurezza territoriale locale, il decreto apre al coinvolgimento di gestori di edilizia residenziale, amministratori di condomini e consorzi o comitati di professionisti e residenti, nel processo di sorveglianza e monitoraggio del vicinato.
Il provvedimento è perfettamente in linea con il quadro europeo in materia di controllo del vicinato che nel 2014 ha visto l’istituzione dell’European Neighbourhood Watch Association, la quale promuove la cooperazione dei cittadini nel contrasto al degrado urbano. Tra il 2018 e il 2019, anche in Italia, vengono fondate associazioni nazionali di controllo di vicinato che si prefiggono l’obiettivo di dare visibilità alle realtà di controllo promosse spontaneamente dai cittadini. L’organizzazione nazionale passa attraverso la condivisione delle best practice collaudate negli anni e la promozione di corsi di formazione su argomenti inerenti alla prevenzione passiva e l’adozione di strumenti informatici per l’analisi statistica e geo-referenziata dei reati commessi nel proprio territorio.
L’asset organizzativo di una realtà territoriale, come quella formata da cittadini volontari cooperanti, è fortemente basato sulla condivisione dei dati come mezzo per un contrasto passivo alla criminalità e al degrado urbano. Il rapido scambio di informazioni è il vero motore della macchina dei “detective di quartiere” che scoraggia, anche solo attraverso la presenza sul territorio, fenomeni criminali locali.
Sono diversi i gruppi istituiti sui canali social utilizzati per organizzare le attività dei volontari e per segnalare la presenza di criticità sul territorio. L’unica vera falla nel sistema è proprio nella condivisione dei dati, che spesso restano fruibili solo a pochi utenti. È così che la segnalazione di un tentato furto in appartamento o un’aggressione in strada restano informazioni condivise su un canale social che coinvolge un ristretto gruppo di utenti residenti nell’intorno del luogo sede dell’evento. Un altro fattore che non favorisce la condivisione dei dati è l’assenza di un format comune per la memorizzazione delle informazioni che si limitano ad una breve cronaca condivisa sul canale di riferimento del gruppo di volontari.
Attualmente, il processo di innovazione tecnologica e la ricerca scientifica mettono a disposizione strumenti che non solo possono colmare le attuali lacune in tema di gestione e comunicazione delle informazioni, ma possono anche fornire una analisi predittivadell’evoluzione dei fenomeni di interesse.
Oltre all’adozione di una infrastruttura informatica organizzata che permetta l’inserimento dei dati con un format predefinito, un primo supporto al meticoloso lavoro dei gruppi di volontari, potrebbe arrivare dall’Open Source Intelligence (OSINT) e dall’applicazione di algoritmi di machine learning. Si pensi alla mole di informazioni ricavabili da articoli di cronaca pubblicati nel corso degli anni sui siti dei giornali locali. L’analisi di tali fonti, che inizialmente rappresentano un dato non strutturato e quindi inutilizzabile, può portare alla classificazione delle informazioni contenute nel testo, attivando un processo di strutturazione dell’informazione che la rende utilizzabile e facilmente accessibile. Poter analizzare gli archivi delle testate dei giornali locali rappresenterebbe un ottimo punto di partenza per realizzare una base di dati a supporto dello studio dei fenomeni di degrado urbano.
È importante sottolineare come tale processo di acquisizione e integrazione delle informazioni, fondato sull’acquisizione di articoli di cronaca o segnalazioni dei cittadini, possa essere gestito attraverso politiche in linea con il quadro normativo a tutela della riservatezza dei dati personali. Ciò risulta possibile grazie alla disponibilità di procedure automatiche in grado di rilevare la presenza di dati sensibili, sia all’interno di contenuti multimediali che testuali, al fine di eliminare tali informazioni dalle fonti.
Un altro contributo, che la ricerca scientifica può apportare come strumento di supporto a chi si occupa in maniera attiva o passiva di preservare la sicurezza urbana, consiste nella definizione di modelli di evoluzione dei fenomeni di interesse sul territorio. La realizzazione di un modello logico/matematico, attraverso lo studio delle serie storiche, permetterebbe di analizzare come evolvono le “dinamiche criminali” nel tempo, dando modo alle autorità locali e ai gruppi volontari di organizzare le proprie attività con una ottica predittiva del fenomeno da contrastare. Una sorta di unione tra l’attività umana, data dalle attività e dalle relazioni dei volontari, e quella di analisi delle fonti aperte, che può costruire quella che si può definire Intelligence predittiva. Il risultato porterebbe la capacità di prevenire, anche attraverso modelli di evoluzione dei fenomeni, le situazioni di degrado urbano, aprendo anche alla possibilità di ottimizzare gli sforzi di mitigazione e favorendo un’analisi dell’efficacia degli strumenti di contrasto già adottati. I risultati attesi dalla realizzazione dei modelli permetterebbero anche di supportare e valutare quanto proposto dai principi CPTED (Crime Prevention Through Environmental Design) che promuovono un approccio multidisciplinare, in fase di design degli spazi pubblici, che mira a scoraggiare attività criminali. Tale approccio incentiva, ad esempio, la progettazione di strade per incrementare il traffico ciclopedonale, il posizionamento delle finestre delle abitazioni su marciapiedi e parcheggi, l’installazione di una illuminazione adeguata al fine di aumentare la visibilità dei volti in aree critiche come fermate dell’autobus, parcheggi e ATM.
In conclusione, il progresso tecnologico e la ricerca scientifica, fornendo infrastrutture e metodologie, possono realizzare tutti gli strumenti utili a ottimizzare gli sforzi dei cittadini per incrementare la sicurezza urbana, oltre a guidare e valutare le innovative metodologie di design degli spazi pubblici. Infine, lo sviluppo di un collettore di informazioni condivise deve anche essere inteso come l’opportunità di realizzazione di un canale diretto per le comunicazioni tra ente territoriale e cittadino; un canale sicuro ed affidabile di fondamentale importanza per fronteggiare situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo.
Fonte: Safety&Security