“Datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo” diceva Archimede. Una frase che per la scienza oggi è sempre più attuale. Frase che taglia in due il suo mondo. Lo apre come un fulmine tra la parte più tradizionale e quella più innovativa, vicino alle persone sia in termini di conoscenza che di scoperta. Ormai è finito il mito della scienza come concatenazione matematica dei ragionamenti. La scienza oggi procede per passi, per tentativi ancora più instabili rispetto al passato. Si misura con una provvisorietà che gli da, paradossalmente, proprio la tecnologia. Essa rischia se non si mette a tavola con tutti. Essa rischia di essere superata nel suo aspetto teorico dal sapere accessorio della tecnologia. Per questo, e per tanti altri motivi, va combattuta la scienza da salotto, quella scienza che non accetta chi combatte, molte volte anche in maniera isolata, le leggi tradizionali della fisica e della scienza in genere. Più passa il tempo più aumentano le possibilità di fare scienza attraverso quelle persone che non sono strutturate, che non sono dentro un mondo per forza accademico e senza nessun contatto con la realtà. Molti tentativi passano attraverso festival della creatività, festival della memoria, festival degli inventori e luoghi insoliti in cui viene sia raccontata che sperimentata. La scienza viene sempre più decontestualizzata con lo scopo di farla capire a tutti. Un appoggio che non è mai la punta della piramide, un approdo in un porto sicuro o un giorno di sole. La scienza è fatta di brutte giornate, conflitti con la storia e confronto con altri luoghi. L’autonomia del ricercatore diventa importante tanto quanto il suo confronto con persone lontane dal loro mondo. Per questo e per tanti altri motivi ReS On Network di Londra, quella italiana, Hub Academy, Ecoservizigroup e il Politecnico delle Arti (Poliarte) hanno messo in piedi una serie di incontri a livello nazionale che toccano sia le forme d’arte che quelle scientifiche. Si incontrano due discipline che di per sé sembrano lontane, ma che in realtà sono vicine e che raccontano la stessa storia. Primo Levi, per esempio, scrisse che se davvero esiste una scissione tra scienza e arte, si tratta di una scissione innaturale. Questo perché questa separazione non la conoscevano né Dante, né Galileo e neppure «Empedocle, Leonardo, Cartesio, Goethe, Einstein, né gli anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, né Michelangelo; né la conoscono i buoni artigiani d’oggi, né i fisici esitanti sull’orlo dell’inconoscibile».
Semanticamente in Antichità il termine Arte veniva messo in evidenza dal termine Are, ovvero ordinare, sistemare, mettere al loro posto delle cose, oggetti. In latino poi la parola si è trasformata in Ars, dare delle regole, la capacità di classificare tali cose. In greco è diventata Τέχνη e poggiava la sua sintassi nella capacità non solo di ordinare, ma anche di fare, costruire. Quindi il campo è ciò che c’è da osservare a sperimentare. Coniugare l’idea con l’utile! Esigenza e utilità! Con il termine Scienza le cose si complicano rispetto a come sono intese oggi. Da scièntia e a sua volta da scíens, participio presente di scire, vuol dire sapere, riflettere su, meditare. Essa diventa quella che era l’arte nel mondo greco solo dopo il Medioevo quando vi fu la divisione tra arti libere e arti meccaniche. La scienza a quel punto ha consegnato le chiavi della troppa razionalità a Cartesio che ne ha fatto una semplice struttura logica del pensiero. Qui sono nati gli errori che noi con questi incontri vorremmo sfatare e vorremmo passare al setaccio, anche attraverso la storia di singoli scienziati che hanno fatto la storia della scienza anche senza essere laureati, con eventi fuori ordinanza. Uno di questi è stato l’evento sulla Transiberiana d’Abruzzo, in cui abbiamo raccontato la scienza attraverso il format tv de La Scienza In Valigia su Marcopolo, dgt 222, 5222 e 822 SKY sul treno storico che attraversa le montagne abruzzesi e i suoi splendidi paesaggi e dall’altra con una rassegna di eventi inaugurata ad Ancona con il convegno “Da Leonardo alla Bauhaus: design e scienza 4.0”, per il quinto centenario di Leonardo Da Vinci e del centenario della Bauhaus, prima scuola di design al mondo.
Insomma unione di concetti difficili e imprendibili, a volte anche molto, ma molto seri, nascosti da quella capacità che dovrebbe sostituire l’invidia che si chiama IRONIA.
Fonte: Il Cittadino, N. 59 edizione Estate 2019