Articolo Pubblicato su "Il Cittadino"
La storia di tutte le squadre di calcio passa sempre attraverso due principi fondamentali: la chiara consapevolezza scientifica che quando si tifa si innalza il "sentimento"e la capacità di "ammortizzare", come direbbe un buon banchiere, l'amara sconfitta che ogni squadra, chi prima - chi dopo, deve provare. Alcuni ricercatori dell’Università di Coimbra, in Portogallo hanno provato che il calcio provoca le stesse emozioni dei sentimenti più forti. Hanno, infatti analizzato, tramite risonanza magnetica funzionale (ovvero un modo per studiare quando il nostro cervello è al lavoro) che quando guardiamo una partita mettiamo in moto le stesse aree del cervello che regolano il funzionamento dei sentimenti più puri o più alti. Insomma questa teoria giudica in maniera più nobile un fenomeno antropologico e culturale che permette di capire come e dove l'uomo, in maniera razionale, a volte anche no, esaudisce la sua forza di urlare e tifare per la propria squadra del cuore.
Un sentimento unito ad un comportamento che, come ci spiega Bernhard Welte, in Filosofia del Calcio, Morcelliana 2010, attinge le sue radici più profonde nella perfezione dei simboli religiosi (pensiamo alla palla come una sfera, figura geometrica perfetta) fino alla voglia di trasformare il nemico in avversario dove ognuno parla della sua libertà rappresentata dal risultato.
In questo miscuglio di profonde scoperte scientifiche si innesta il tavolo, la locanda, la birra e la carne ben cotta che accompagnano da sempre la visione di una partita.
Da scienza a gioco per tutti.Questo gioco si manifesta in case, bar, garage e Club. Ecco, il Club. Questo luogo misto di esultanza e riflessioni. Misto di storie vissute e storie appena iniziate o, quelle dei bambini, ancora da iniziare. Il termine club nasce dalla storia britannica all'incirca nel 18° secolo. Illustri, per la cultura dell'epoca, personaggi si riunivano nel "The Club" o nel "Reform Club" il secolo dopo. Pur trattandosi di personaggi illustri il primo luogo d'incontro fu la locanda Turk's Head in Gerrard Street, presso i giardini di Soho Square a Londra. Man mano diventò sempre più aristocratico e di tipo "dispotico". Ma, per fortuna, la storia arriva sempre dal basso. Essa ci dirige dalla stessa città, Londra, alla curvatura e altra declinazione terminologica e sociologica del concetto di club. Come tanta scienza nata dalla fantascienza anche la storia del club si modifica e si apre attraverso la fantascienza. Un bel giorno, il protagonista del romanzo di Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni, Phileas Fogg e il suo cameriere, Passepartout, decidono di addentrarsi dentro ad un Club e scommettere, giocando a carte, 20.000 sterline sul fatto che avessero fatto il giro del mondo in 80 giorni. Da quel momento in poi il Club diventa il luogo dei racconti, della narrazione e del sapere per tutti. Si ritrovano tutti li, ricchi e poveri, intellettuali e non, per discutere di questo giro del mondo. Un'attenta attesa di 80 giorni. Ecco allora spuntare la storia tutta italiana dei borghi, delle contrade, dei vicoli romani e dei piccoli paesi. Ecco arrivare il CRAL. Circolo Ricreativo Aziendale Lavorativo. Un modo di vedersi, raccontarsi, unire famiglie e...tifare! A teramo più che mai, insieme al Club Biancorosso, regge lo stendardo del concetto di Club, quello dell'Inter a Piano d'Accio. Detto meglio Inter Club Teramo Nicola Puliti, in onore del grande ragazzo che non c'è più e super tifoso dell'Inter. Un club il cui coordinamento è diretto da quello regionale ma in simbiosi con quello centrale di Milano. Una piccola Arena con schermo gigante che riflette bimbi, adulti e famiglie fermi, a volte attoniti con occhi sgranati e a volte a gridare, contro o per quella maglia (la nerazzurra) che tanto fa soffrire e palpitare. Non entrato in merito dei risultati ma percepisco solo il tremolante e affannoso continuo camminare del Presidente, Luigi D'eusebio, alle sedie che rotolano, all'errore di un rigore o al fischio del rigore. Si il rigore, una stupenda invenzione che sospende le corde vocali e le braccia. Corner, rimessa laterale e punizione e poi birra per festeggiare insieme a carne e patatine. Ecco il Club, quel Club che parte in trasferta anche in 3 o 4 persone per appendere lo striscione e portare in TV la nostra città, Teramo. Una città lacerata da eventi atmosferici e sismici ma viva grazie a persone cosi, alle persone di Teramo. Ma anche ai bar, ai chioschi, ai fermenti culturali sotto traccia e a chi ama ancora la storia che parte dal basso.