Dopo il crollo del ponte a Genova, scosse ancora forti in Molise e in Abruzzo, voglio affrontare il discorso in maniera pertinente: partiamo dal termine che sembra la panacea.
La resilienza :"Resilienza è un sostantivo femminile (re·si·lièn·za/) e ha due significati:
1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà"
I due significati denotano una sorta di adattabilità dell'uomo e delle cose agli eventi non previsti. Ma è proprio per non far diventare quegli eventi delle "fatalità" che bisogna lavorare sulla prevenzione. Come pretendiamo di adattarci a qualcosa che ci "uccide"? Dobbiamo lavorare sulla qualità, sull'incrocio di possibilità e sulla storicità degli eventi stessi. Non basta avere una buona gestione della crisi post e "adattare" il nostro comportamento. Esiste già una soluzione: ci sono degli strumenti predittivi, che vengono già usati in istituti internazionali nel mondo, io ne sono stato testimone, e ne sono tuttora testimone, che permettono tramite l'analisi dei materiali esistenti, per quanto riguarda le opere civili e infrastrutturali, e l'analisi della storicità di determinati eventi (per terremoti e black out), di prevedere cosa può accadere e perché accade. Ad esempio uno strumento su tutti si chiama MATLAB sezione avanzata, in cui, molto semplicemente, si immettono dati selezionati a monte, il lavoro è molto specialistico e potrebbe essere utile a questo governo perché riesce a dirci quello che potrebbe accadere. D'altronde la scienza deve essere la prima che deve assumersi responsabilità e non bastano più i consulenti di comunicazione delle crisi. Gestire la crisi in un post evento é importante, ma pensate quanto sia importante prevenirla. Dovremmo capire di trovare una strada insieme per far sì che la prevenzione sia meglio anche della resilienza.
Nel paper "The Sensitive Future" che ho esposto nella Poster Session del 3rd International CBRNe Workshop 2016 di Roma, 25 novembre 2016, sul futuro sensibile, ho parlato di sviluppo, sicurezza e qualità della vita delle persone nei paesi industrializzati. Questi fattori dipendono sempre più dal funzionamento, continuo e coordinato, di un insieme di infrastrutture che, per la loro importanza, sono definite Infrastrutture Critiche.
Con il termine infrastruttura critica si intende un sistema, una risorsa, un processo, un insieme, la cui distruzione, interruzione o anche parziale o momentanea indisponibilità ha l'effetto di indebolire in maniera significativa l'efficienza e il funzionamento normale di un Paese, ma anche la sicurezza e il sistema economico-finanziario e sociale, compresi gli apparati della pubblica amministrazione centrale e locale.
Insieme a molti ricercatori al mondo vorremmo attivare un processo che comprenda tutte le criticità di un luogo attraverso un approccio globale e non più settoriale. Dato questo stiamo studiando un algoritmo, che va dal semplice black-out ad un potenziale attacco terroristico, che prenda in visione prima il contesto e non renda un sistema per forza replicabile su vasta scala quando le condizioni di riferimento sono diverse.
In questo scenario ci muoveremo secondo lo standard del calcolo previsionale per infrastrutture critiche che è:
R luogo, V, E(t) = luogo M ( 2 ); V ( 2 ); E (P)
R (rischio) rappresenta il rischio connesso con un particolare attacco o evento in un determinato luogo.
M (minaccia) rappresenta la probabilità che venga tentato un particolare attacco o si manifesti un nuovo evento (1...N) in quel determinato luogo.
V (vulnerabilità) rappresenta la probabilità che una minaccia venga attuata con successo a causa di una debolezza (1...M) nella difesa dell'obiettivo e viene fuori dal monitoraggio costante delle strutture.
E (esposizione) rappresenta il potenziale danno dell'attacco e corrisponde alla porzione delle categorie "Moteff" quantificabile oggettivamente: beni infrastrutturali presenti, popolazione.
Il calcolo previsionale descrive anche aspetti sociologici, tra cui Difficoltà di attuazione, Disponibilità della tecnica, il Costo, la Difficoltà logistica, il Know how, la Motivazione della classe politica.
Per permettere alle analisi predittive di avere un maggiore impatto, bisogna studiare, ad esempio per il terremoto, l’attrattività dell'obiettivo. Il mondo è interamente proiettato in una profonda trasformazione. Si iniziano ad abbandonare sistemi isolati per sviluppare sistemi che comunicano tra di loro. Comunemente chiamiamo questa tendenza l'Internet delle cose (Internet of Things o IoT). Ma trattasi di una realtà modificata che è guidata dal concetto di "convergenza" verso dispositivi sempre connessi, connessi a loro volta in maniera decentrata. Tale cambiamento sta generando opportunità senza precedenti che potrebbero aumentare la produttività e l'efficienza, migliorare il processo di prevenzione delle crisi, gestioni e loro comunicazioni in tempo reale, risolvere problemi e sviluppare nuove e innovative user experiences.