Droni in guerra: così sono diventati protagonisti del conflitto russo-ucraino - Agenda Digitale

Utilizzati anche in conflitti passati, i droni sono ora alleati della resistenza ucraina contro la Russia. In particolare, i droni di consumo diventano strumenti cruciali per osservare l’artiglieria per poter individuare esattamente la posizione del nemico e dirigere il fuoco.

Ecco come vengono usati nel mio articolo per Agenda Digitale

droni di consumo

I droni di consumo a basso costo sono diventati protagonisti del conflitto tra Russia e Ucraina, utilizzati dalla resistenza di Kiev per tracciare il nemico. Da giocattoli di appassionati di tecnologia e registi amatoriali a dispositivi per uso militare, vediamo come vengono utilizzati.

 

I droni nella guerra russo-ucraina

Tanti sono i filmati di combattimento aereo che sono stati diffusi e che mostrano l’importanza dei droni nella resistenza ucraina alla Russia.

Successivamente all’invasione russa a febbraio 2022, il ministero della Difesa ucraino si era appellato ai proprietari di droni per consegnare le loro macchine alle forze armate.

Sono stati degli operatori di droni a fermare un convoglio russo che si stava dirigendo all’occupazione della capitale ucraina. Appena dopo una settimana dallo scoppio del conflitto, la Russia stava pianificando un importante attacco contro Kiev da nord, ma l’offensiva è fallita grazie all’azione di 30 forze speciali ucraine e operatori di droni su quad, che in una serie di imboscate notturne, hanno fermato un convoglio di veicoli corazzati e camion di rifornimento.

I droni sono stati utilizzati anche in conflitti passati, in Iraq e Siria dallo Stato Islamico per la ricognizione e il lancio delle bombe, ma solo su piccola scala. Oggi in Ucraina, appunto, hanno un ruolo più ampio e ce ne sono diverse migliaia in esercizio.

 

Droni sofisticati e al minor prezzo

I primi droni di consumo sono stati lanciati dall’azienda francese Parrot, che nel 2010 è uscita con un quadcopter di 400 grammi, l’AR.Drone, dotato di una telecamera con una visuale a volo d’uccello e un autopilota che permetteva manovre e volo in sospensione in maniera agevole.

Tre anni dopo, una startup cinese, la dji, ha introdotto il Phantom sul mercato, cambiando quest’ultimo radicalmente. Questo drone, infatti, con un raggio d’azione di un chilometro e una GoPro come videocamera, ha unito una maggiore sofisticatezza dello strumento e un minor prezzo, più accessibile per le masse. Oggi è ancora la dji l’azienda più competitiva, avendo ampliato il raggio d’azione dei suoi strumenti, la qualità delle telecamere, oggi broadcast, e la capacità di evitare gli ostacoli.

Il principale compito del drone è osservare l’artiglieria per poter individuare esattamente la posizione del nemico e dirigere il fuoco, attività ovviamente più difficile da effettuare da terra, dato che il drone riesce a vedere anche veicoli nascosti dietro crinali o edifici e a tracciare i proiettili dall’alto. Se da terra per distruggere una posizione difensiva standard ci vogliono tra i 60 e i 90 colpi senza il supporto del drone, grazie a quest’ultimo i colpi si riducono a 9. Ecco perché oggi ogni batteria di artiglieria possiede un quadcopter. Questo tipo di drone non è abbastanza grande per poter trasportare bombe anticarro, ma permette modifiche per sganciare granate antiuomo.

I droni di consumo sono già da anni in mano alle milizie sostenute dai russi nella regione ucraina del Donbas orientale e dopo che nel 2019 il ministero della Difesa russo aveva comunicato che i quadcopter sarebbe stati dati in dotazione all’esercito, si è pensato che sarebbero stati prodotti all’interno del Paese, ma in realtà la grande diffusione di droni di questo tipo in Ucraina fa credere che la Russia usi hardware in pronta consegna, così come le truppe ucraine.

 

I contro dei droni di consumo

I droni di consumo, a seguito di problemi legati alla sicurezza, stanno iniziando ad essere sostituiti con quelli di produzione locale. L’esercito israeliano, che si è rifornita di droni dji nel 2017, ora si sta occupando di svilupparli direttamente in casa. L’azienda produttrice dei droni dji è cinese e le comunicazioni dei droni non sono criptati, ecco perché c’è il rischio che la sicurezza venga minata. La stessa dji produce anche un dispositivo chiamato Aeroscope, che traccia i suoi droni e gli operatori fino a 50 km di distanza e questo stesso strumento è stato additato dall’Ucraina come aiuto da parte della società cinese nei confronti della Russia.

Se la dji ha vietato nel frattempo l’uso militare dei suoi prodotti, così come le nuove vendite nei mesi precedenti in Ucraina e Russia, l’azienda francese Parrot si sta dedicando, invece, proprio allo sviluppo di droni a scopo militare, puntando ad una comunicazione sicura. Anche il Pentagono sta incoraggiando i produttori americani verso questo standard.

 

 

Fonte: Agenda Digitale