Un decreto, in scrittura già prima della candidatura di Elisabetta Belloni al Quirinale, vieta ai dirigenti dei Servizi segreti e ai loro vice di svolgere attività lavorative per soggetti pubblici e privati esteri nei tre anni successivi alla fine del mandato.
Ecco cosa prevede e il dibattito che lo ha preceduto nel mio articolo per Agenda Digitale
È stato appena ufficializzato il divieto di lavorare con soggetti esteri pubblici o privati nei successivi tre anni dall’uscita dai servizi segreti e pare che l’accelerazione si sia avuta in seguito alle polemiche seguite alla candidatura della direttrice del DIS (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Elisabetta Belloni al Quirinale.
Le polemiche sulla Belloni al Quirinale
La candidatura di Elisabetta Belloni, direttrice del Dis, dallo scorso maggio 2021, al Quirinale ha provocato non poche polemiche. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva, infatti, dichiarato che non si sarebbe dovuto inserire il nome del capo del Dis nella rosa per il Quirinale perché bisogna tenere presente della delicatezza del suo ruolo e non si possono tenere in fibrillazione gli apparati della sicurezza.
Le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Autorità delegata per la Sicurezza, Franco Gabrielli, in merito alla vicenda: “Ho seguito la vicenda in presa diretta. Belloni, da grande servitrice dello Stato ha vissuto con fastidio e preoccupazione tutto questo. Lei mi ha informato subito e io ho seguito passo passo. Sono state veicolate notizie di incontri, quando lei non era neppure a Roma. Lei è stata una vittima di questa vicenda e ora bisogna imparare dagli errori, commessi a volte in buona fede e con le migliori intenzioni: alcuni soggetti e alcune istituzioni devono essere messe al riparo. O hai la certezza che venga eletta oppure si arrecano danni alla persona e alle istituzioni che bisogna salvaguardare”. E ci ha tenuto a puntualizzare che la fiducia da parte sue e di Draghi resta intatta e che “non si può giocare intorno a una persona che rappresenta le istituzioni”.
Cosa prevede il decreto
Pare che sia stata questa una delle cause scatenanti che hanno portato il Presidente del Consiglio Mario Draghi a firmare un decreto, approvato dal Copasir, in Gazzetta Ufficiale, che prevede il divieto per un ex incaricato ai servizi segreti di svolgere attività lavorative per soggetti pubblici e privati esteri nei tre anni successivi alla fine del mandato. Il divieto vale sia per i dirigenti, anche di prima fascia, che per i loro vice. C’è comunque da ricordare che il decreto era già in scrittura prima delle polemiche attorno alla Belloni al Quirinale.
Come da decreto apposito, l’incompatibilità è stata dichiarata tale “al fine di limitare il rischio di un possibile pregiudizio alla tutela del patrimonio informativo acquisito durante l’espletamento dell’incarico, ovvero alla sicurezza nazionale, che possa derivare dall’instaurazione di rapporti lavorativi, professionali o di consulenza, nonché dall’assunzione di cariche, presso soggetti esteri o a questi riconducibili”. Questo per evitare che i soggetti che sono stati detentori della sicurezza del Paese non possano metterla a repentaglio una volta usciti dai servizi.
Il decreto in questione, “Modifica del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 1 del 23 marzo 2011, sullo stato giuridico ed economico del personale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) e dell’Agenzia informazione e sicurezza interna (AISI). (22A00794) (GU Serie Generale n.30 del 05-02-2022)” è stato pubblicato in data 5 febbraio 2022 e riguarda il divieto di “svolgere attività lavorativa, professionale o consulenziale, ovvero ricoprire cariche presso i soggetti esteri pubblici o privati per coloro che hanno svolto nei tre anni precedenti incarichi all’interno dei servizi segreti italiani.
Si intendono soggetti esteri pubblici o privati:
“a) qualsiasi persona fisica o persona giuridica che non abbia la residenza, la dimora abituale, la sede legale o dell’amministrazione, ovvero il centro di attività principale nello Stato italiano, o che non sia comunque ivi stabilita;
b) qualsiasi persona giuridica che abbia stabilito la sede legale o dell’amministrazione o il centro di attività principale nello Stato italiano o che sia comunque ivi stabilita, e che risulti controllata, direttamente o indirettamente, dai soggetti di cui alle lettere a) e c);
c) un’amministrazione pubblica, compresi organismi statali o Forze armate, di uno Stato diverso da quello italiano”.
Inoltre, Presidente o autorità delegata “possono porre il veto all’assunzione di incarichi o cariche presso soggetti privati italiani cui si applica il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56”, e “esercitano, con proprio decreto, il potere di veto entro quarantacinque giorni dal ricevimento dell’informativa”. I quarantacinque giorni decorrono dalla comunicazione all’interessato di avvio del procedimento, ma possono essere sospesi in caso di istruttoria particolarmente complessa, per un massimo di venti giorni. Il decreto con cui è esercitato il potere di veto è trasmesso al Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
L’audizione al Copasir
Il 9 febbraio 2022 il Copasir ha ricevuto in audizione Elisabetta Belloni, capo del Dis, e tra le candidate alla Presidenza della Repubblica nell’ultima corsa che ha visto poi la riconferma di Sergio Mattarella, per discutere di alcuni aspetti legati alla sicurezza nazionale e del quadro geopolitico di alcune regioni più strategiche per il nostro Paese. È stata esaminata, ovviamente, la situazione critica dell’Ucraina che potrebbe avere effetto sul settore energetico, anche di Paesi limitrofi come la Bielorussia. Altre situazioni al centro della discussione, come dichiarato dallo stesso Urso, sono stati Sahel, Mali, Burkina Faso, Niger e Guinea, e Corno d’Africa, con particolare attenzione a Etiopia ed Eritrea, così come c’è stato uno scambio di informazioni sugli avvenimenti in Libia, dopo le mancate elezioni, in Tunisia e sui Balcani, anche queste di grande interesse strategico nazionale.
Fonte: Agenda Digitale