Da anni viviamo qualcosa di più di una semplice tendenza: da tempo ormai condividiamo le esperienze quotidiane con le app, sistemi aperti a gestioni di sorveglianza, telecamere che ci guardano nei bancomat, supermercati, negozi, tv codificate da parabole, contenuti interattivi, semafori intelligenti, motori di ricerca che studiano le nostre abitudini per offrirci sempre più servizi ad hoc, social che raccontano in real time cosa facciamo e tanto altro. Possiamo riassumere tutto questo sistema in una sola parola (al di là delle mode di IoT o big data): rete. Le reti hanno similitudini. Non sono tutte uguali, ma, grazie ad alcune caratteristiche molto simili, riescono, con un'analisi puntuale, ad assimilarsi fino a costituire dei modelli, che evitano determinate condizioni di criticità.
Le reti non sono strutture astratte, ma sono costituite fisicamente da hub (grossi centri di smistamento, vedi aeroporti internazionali o cabine ad alta tensione per elettricità), nodi (centri più piccoli di smistamento, vedi aeroporti minori e cabine di trasformazioni per dare energia alle abitazioni) e connessioni, dette anche “link”, in cui un punto viene collegato ad un altro grazie ad una linea (per gli aeroporti pensiamo agli scali, per l'energia pensiamo alla linea tra abitazioni per dare energia a tutti). Questi tre elementi si configurano in architetture che rispettano regole specifiche e che diventano reti complesse, dove il termine complesso sta a significare, per assurdo, intrecciato ma funzionale. Gli esempi abbondano: la rete elettrica, telefonica, stradale, la rete neurale del cervello, quella costituita dall'ecosistema, Internet e il World Wide Web, la rete delle reazioni biochimiche di una cellula, le reti di relazioni tra persone e, non per ultimo, la rete sanguigna.
Stiamo conducendo una ricerca con endorsement scientifico di NetOnets (complexity e network) e diverse università nel mondo, in cui vogliamo dimostrare che l'energia, per combattere effetti quali black-out, dispersioni di potenza, CO2 nell'aria e perdita di efficienza, deve mutuare il processo da quello del sangue. Mi spiego meglio: le arterie diventano cabine centrali, da cui parte l'energia. La principale funzione dell'arteria è appunto di fungere da funzione di trasporto e non da smistatore principale. Quindi da hub, centro di smistamento unico, facilmente attaccabile (pensiamo a come si possa estendere la ricerca agli attacchi ultimi di hacker), diventa un campo di forza. Poi ci sono le arteriole, nell'energia nodo e cabina di smistamento. L'energia deve diventare nel suo passaggio da hub come campo di forza, come detto, a nodo. Ovvero trasporto di tale campo di forza ai principali attori che usufruiscono dell'energia stessa attraverso quella che, nella circolazione sanguigna chiamiamo arteriola. Questa fase la possiamo chiamare regolazione distrettuale, ossia la possibilità che vi sia un input energetico che a sua volta, trasmettendo, si slega e dà la possibilità ai nodi di emettere energia essi stessi. Dai nodi ai link.
Nell'energia, i collegamenti per la diffusione dell'energia diventano i capillari, ovvero degli scambi in cui ogni collegamento a sua volta appare autosufficiente e capace di accumulare e riprendere energia rispetto al suo fabbisogno (ad esempio nei blackout o quando dei sensori ambientali ci restituiscono un risultato preoccupante delle emissioni nell'aria da parte nostra). Questo “circuito” di sangue e energia potrebbe diventare un modello ad alta capacità relazionale ed inter-relazionale, in cui la possibilità di gestire l'energia è deputata principalmente alle persone e alla loro capacità di rispettare il pianeta e di produrre energia solo rispetto alle reali necessità.
Con l'apporto di tecnologie di primissimo livello, tale ricerca dovrà tendere ad essere un sistema decentralizzato, in cui non esistano appunto nodi centrali, ma dove ogni periferica (link) NON dialoghi più con un centro di raccolta e di elaborazione secondario. Al contrario a sua volta dialoga con il centro dell’intero sistema, pur rimanendo autonomo. Qui esiste già uno schema di sistema-rete, in cui ogni punto è un nodo di immissione ed elaborazione all’interno di una rete, in cui tutti i nodi non sono necessariamente collegati. Ogni nodo, così come accade nei social tra persone, ha un pari valore gerarchico, perché non esiste un centro del sistema, in cui ognuno possa valorizzare il proprio flusso.